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lfd. Nr.
409
Prot. Nr.
10304
Sender
Orsenigo
Empfänger
Pacelli
Ort
Berlin
Datum
13.05.1934
Archiv
AA.EE.SS. Germania, Pos. 647, fasc. 180, fol. 52r-53r
Betreff
s. ogg.
Regest
Verbot der doppelten Mitgliedschaft in Organisationen der NS-Arbeitsfront und katholischen Vereinen; unorganisiertes Vorgehen der kirchlichen Stellen. Nachspiel der Episode von Hennigsdorf. Goebbels’ Rede im Sportpalast.
Dokument
1Mi reco a premura di significare a Vostra Eminenza Reverendissima, a proposito dell’Ordinanza emanata dal Dr. Ley, Capo dell’Arbeitsfront, ossia dell’Associazione operaia nazionalsocialista, per vietare la duplice appartenenza degli Operai Cattolici all’Arbeitsfront e alle proprie Organizzazioni cattoliche con scopi previsti all’art. 31 del Concordato, che il Sacerdote che presiede la Gesellenverein tedesca, appena pubblicata l’ordinanza, si presentò alle varie autorità politiche berlinesi, per far presente l’incongruenza di questo procedere, mentre erano in corso trattative circa l’applicazione del Concordato, che certo avrebbero avuto per oggetto anche la dibattuta questione della doppia appartenenza.1
Erlaß Leys vom 27.04.1934, in dem die gleichzeitige Mitgliedschaft in der DAF sowie in konfessionellen Arbeiter- und Gesellenvereinen verboten wurde. Druck in: Stasiewski (Bearb.), Akten deutscher Bischöfe I, S. 665, Anm.1. Die Mitgliedschaft in der DAF war innerhalb des totalitären NS-Staates faktisch eine Voraussetzung für Arbeitnehmer, um unbeargwöhnt in Lohn und Brot zu bleiben. Das Verbot der Doppelmitgliedschaft zielte im Sinne der Gleichschaltung darauf ab, die konfessionellen Berufsverbände durch Mitgliederschwund auszutrocknen, und war ein massiver Angriff gegen die gewachsene katholische Vereinslandschaft.
Pregato da me di tenermi subito informato dell’esito, egli si presentò in Nunziatura dopo due giorni, dicendosi soddisfatto per il momento, avendo ottenuto se non la revoca dell’Ordinanza, almeno la promessa che per ora si cercherà di dilazionare l’applicazione. Pare invece che nessun cenno sia stato dato ai soliti subalterni per questa tacita dilazione, ed ora cominciano le imposizioni dei Capi locali dell’Arbeitsfront, che esigono, entro brevi periodi, la decisione per l’una o l’altra appartenenza. Io penso di presentarmi al Ministero degli Esteri per rinforzare – se è possibile – quanto fu già promesso:2
Über die Intervention O.s beim Auswärtigen Amt in dieser Angelegenheit vgl. Bericht No. 10361 vom 19.05.1934.
certo sarebbe meglio che certi problemi gravi fossero trattati con le Autorità politiche o dai Vescovi o dal Nunzio Apostolico se non anche con l’intervento di Vostra Eminenza; ma qui le abitudini sono molto diverse. Ogni Capo Organizzazione si crede autorizzato ad agire direttamente e ad insaputa di altri. Parroci e Coadiutori indirizzano lettere di protesta direttamente al Ministro degli Interni, ai Direttori Ministeriali, limitandosi a mandarne copia, per pura visione, al Nunzio Apostolico e credo anche al proprio Vescovo; per la dignità della nostra procedura ho creduto opportuno avvisare qualche Coadiutore, che in simili casi mi pare dovere del Clero rivolgersi al proprio Ordinariato, lasciando al Vescovo la decisione circa l’opportunità o meno di procedere e circa la modalità.
2Il noto incidente occorso ai giovani cattolici di Berlino, detto l’episodio di Hennigsdorf, di cui io riferivo nel mio rispettoso Rapporto No. 9981 del 5 Aprile, ebbe lungo la procedura seguita per ordine della questura per appurare i fatti, una ingrata sorpresa, perché i testimoni cattolici, che avevano deposto di aver udito fra le fila della Hitler-Jugend, che li aggrediva, il canto di canzoni empie e offensive di Cristo, non credettero poi di poter mantenere la deposizione fatta: ne approfittarono subito gli altri per accusare la gioventù cattolica di calunnia ed ora si susseguono conferenze a conferenze sul tema della “calunnia cattolica contro la religiosità della Hitler-Jugend”. (Allegato A).
3Un terzo incidente, assai offensivo e per l’autorità della persona che ne fu l’autore e per la platealità delle insinuazioni, fu il discorso tenuto dal Ministro Goebbels nello Sportpalast venerdì sera; ho sperato che il resoconto dei giornali fosse inesatto ed ho atteso una rettifica; ma invano!3
Goebbels hatte in seiner Rede im Berliner Sportpalast am 11.05.1934 gegen die „streitbaren Gottesmänner“ polemisiert und dabei auch die „Papstgeschichte“ bemüht, „wo dem Vernehmen nach auch nicht alles so gewesen sein soll, wie es dem christlichen Sittenkodex entspricht.“ Auszug in: Müller (Hg.), Katholische Kirche und Nationalsozialismus, S. 274. Gegen die Vorwürfe Goebbels’, die deutschen Bischöfe hätten nicht gegen soziale Mißstände in der Zeit der Weimarer Republik protestiert, wandte sich Faulhaber in einem Artikel im „Bayerischen Anzeiger“, der daraufhin mit einem dreimonatigen Publikationsverbot belegt wurde; vgl. die Berichte No. 10503 vom 09.06.1934 und 10704 vom 26.06.1934, sowie die Kommentare dort; O. beschwerte sich am 14.04. im Auswärtigen Amt über die Goebbels-Rede; vgl. Bericht No. 10361 vom 19.05.1934
Domani penso fare le dovute rimostranze al Ministro degli Esteri. Da tutto questo Vostra Eminenza può immaginare come la situazione sia tesa, e quanto ne soffrano i buoni cattolici, molto più che vedono avanzarsi per loro lo spauracchio della fame. (AIlegato B)4
Allegato B fehlt im Faszikel.
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Anhang
1(A) Steglitzer Anzeiger, Nr. 107, 10.05.1934: „Verbot des Katholischen Kirchenblattes“.

1 Erlaß Leys vom 27.04.1934, in dem die gleichzeitige Mitgliedschaft in der DAF sowie in konfessionellen Arbeiter- und Gesellenvereinen verboten wurde. Druck in: Stasiewski (Bearb.), Akten deutscher Bischöfe I, S. 665, Anm.1. Die Mitgliedschaft in der DAF war innerhalb des totalitären NS-Staates faktisch eine Voraussetzung für Arbeitnehmer, um unbeargwöhnt in Lohn und Brot zu bleiben. Das Verbot der Doppelmitgliedschaft zielte im Sinne der Gleichschaltung darauf ab, die konfessionellen Berufsverbände durch Mitgliederschwund auszutrocknen, und war ein massiver Angriff gegen die gewachsene katholische Vereinslandschaft.
2 Über die Intervention O.s beim Auswärtigen Amt in dieser Angelegenheit vgl. Bericht No. 10361 vom 19.05.1934.
3 Goebbels hatte in seiner Rede im Berliner Sportpalast am 11.05.1934 gegen die „streitbaren Gottesmänner“ polemisiert und dabei auch die „Papstgeschichte“ bemüht, „wo dem Vernehmen nach auch nicht alles so gewesen sein soll, wie es dem christlichen Sittenkodex entspricht.“ Auszug in: Müller (Hg.), Katholische Kirche und Nationalsozialismus, S. 274. Gegen die Vorwürfe Goebbels’, die deutschen Bischöfe hätten nicht gegen soziale Mißstände in der Zeit der Weimarer Republik protestiert, wandte sich Faulhaber in einem Artikel im „Bayerischen Anzeiger“, der daraufhin mit einem dreimonatigen Publikationsverbot belegt wurde; vgl. die Berichte No. 10503 vom 09.06.1934 und 10704 vom 26.06.1934, sowie die Kommentare dort; O. beschwerte sich am 14.04. im Auswärtigen Amt über die Goebbels-Rede; vgl. Bericht No. 10361 vom 19.05.1934
4 Allegato B fehlt im Faszikel.
Biographien (4):Sachdatensätze (2):

Berichte des Apostolischen Nuntius Cesare Orsenigo
aus Deutschland 1930 bis 1939
Im Auftrag des Deutschen Historischen Instituts in Rom und in Kooperation mit der Kommission für
Zeitgeschichte Bonn und dem Archivio Segreto Vaticano herausgegeben von Thomas Brechenmacher
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